Non ci rimane che aspettare che passi questa notte
di buio assassino,
e il destino ci lasci da parte:
non ci afferri, non ci trascini via,
nel Caos del divenire.

Pensi forse a come sarebbe
se l’acqua chiudesse per intero il foro
sotto le arcate del ponte Milvio,
a quale tomba di oscurità  e fragore
darebbe forma ingrossandosi […]

È davvero inutile questo mio desiderio di cielo
perché non possiedo ciò che è necessario

Scriviamo lettere d’amore
come non sono mai state,
mai così serie nostre lettere amorose.

Fondendo il tono malinconico della canzone e della ballata alle movenze più irregolari del verso libero, Apollinaire dà prova in questo libro di una
straordinaria vitalità che fa dell’amore una forza, un appiglio di salvezza.

Oh condanna della malinconia,
io sì ti conosco a memoria!
Nel cielo nero d’Italia
rispecchio la nera anima mia

nella carne facciamo prova di noi stessi
che tutto è infinito sul punto di finire

Roma alla sera profuma di Roma
e non esiste stupore al tramonto
che quello di Roma, bella, dorata dal sole
[…]

Ma tu portami sulla piaggia con i nomi
quella dove il corbezzolo ha paura
e poi ti accorgi
che se le sono prese tutte
le sorelle […]

Il papiro conserva la mente del fiume
e il fiume conosce la lingua dei voli
dei fibrosi pilastri regnanti
sul fiume, la turgida lingua narrata
al germoglio che s’alza nell’aria